PICCOLI REGNI DEL SENSO COMUNE
La famiglia, anima del distributismo e dell'umanità.
Chesterton ed i suoi amici sostenevano che capitalismo e socialismo fossero due lati della stessa medaglia e che comprimessero la libertà e il corretto sviluppo di uomini e società. Essi pensavano invece che una società armoniosa può sussistere solo a patto di ripristinare l’ordine tradizionale, cioè quello che vede la famiglia proprietaria di casa e terra, in un certo senso economicamente autonoma e stabile sulle proprie gambe, esercente attività imprenditoriali in cui i protagonisti non siano “dipendenti” ma cooperatori e protagonisti in prima persona in senso formale e sostanziale della stessa vicenda sociale.
In un certo modo è il tentativo di ristabilire oggi ed alla nostra realtà lo spirito e gli ideali di ciò che aveva costruito la Civitas Christiana, ossia l’ordine sociale medioevale. Dice infatti Chesterton:
“Man mano che ciascun gruppo o famiglia si riapproprierà dell’esperienza reale della proprietà privata, diventerà un centro di influenza, una missione”.
Possiamo dire che Chesterton riprese le mosse dei grandi santi medioevali da San Benedetto da Norcia a San Tommaso d’Aquino. Circa l’autonomia degli uomini nel lavoro ecco cosa diceva:
“La nostra società è così anormale che l’uomo normale non sogna mai di avere la normale occupazione di occuparsi della sua proprietà. Quando sceglie un mestiere, sceglie uno dei diecimila mestieri che comportano l’occuparsi della proprietà dell’altra gente”.
Spesso “confiniamo”, anzi “riduciamo” Chesterton nel terreno della fiction e dell’apologetica (se si può parlare di riduzione), ma ci dimentichiamo che Chesterton è stato e rimane un impareggiabile polemista sociale e politico. Tutto questo vale anche per i suoi commilitoni Belloc e McNabb. A Chesterton e compagni non andava il mondo creato dal capitalismo (non li si può confondere con i conservatori o con i progressisti) come non andava quello del comunismo. Erano distributisti e spiegavano di essere distributisti in quanto estimatori ed amanti dell’enciclica di Leone XIII Rerum Novarum, di cui il distributismo doveva essere la pratica realizzazione.
In sintesi, erano cattolici fino al midollo e quindi erano distributisti. Questa affermazione non piacerà a tutti, ma le cose stanno così. Non si può tirare la giacchetta a Gilbert, Hilaire e padre Vincent a destra o a sinistra e nemmeno al centro, essi erano e rimasero sempre invariabilmente cattolici e cattolicamente e tomisticamente ragionavano.
Questo lato dei nostri amici è praticamente sconosciuto in Italia proprio perché irriducibile alle ideologie culturalmente dominanti, il capitalismo e il comunismo, il conservatorismo e il progressismo, sorta di religioni senza dio che tanto ancora influenzano la nostra Italia. Pensate che ancora dobbiamo barcamenarci a parlare di destra, sinistra e centro, anche dentro la Chiesa...
Non troverete una sola riga pro capitalista o pro comunista in Chesterton, Belloc e McNabb. Troverete distributismo a piene mani, cioè dottrina sociale cattolica.
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